Pupak e un'esistenza del dono

Questo è ciò di cui ho parlato con Pupak, artista e fondatrice di Trees for Hope, un’organizzazione che ha lo scopo di guarire la devastazione sociale ed ecologica del Middle East. Mi ha parlato di come il silenzio e la meditazione possano aprire per lei delle possibilità impreviste e aiutarla a connettersi con la sua chiamata interiore. Pupak è dovuta morire per essere capace di rinascere nella sua vera identità.

Ho incontrato Pupak nel silenzio della Meditazione delle 6:30 del mattino nel Santuario della Comunità di Findhorn. Giorno dopo giorno la sua presenza, insieme a un piccolo gruppo di persone, mi ha accompagnato in questa pratica a me tanto cara. Credo che questo mi abbia dato modo di stabile con lei un legame spirituale ancor prima di conoscere la sua storia.  Se solo dopo diversi mesi, infatti, ho avuto il piacere di approfondire questa conoscenza e parlare con lei.

Per lei le giornate che iniziano con la meditazione sono bellissime anche se questa è un’attività, un ‘lavoro’,  che richiede molte energie e ha un impatto sul resto della sua giornata facendola spesso sentire stanca. Tuttavia, la meditazione permette a Pupak di inizia un dialogo interiore  attraverso il quale porre delle domane e ottenere delle risposte.

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Spendere del tempo in silenzio apre lo spazio per l’inaspettato.

Nella sua esperienza, spendere tempo in silenzio le offre la possibilità di essere apertai nei confronti dell’inaspettato. Le risposte che Pupak riceve non sempre seguono interpretazioni logiche, tuttavia, talvolta lei vede delle immagini e si sente chiara sul messaggio che sta ricevendo: a quel punto sa cosa deve fare. Il tempo speso in questa attività, inoltre, le dà la possibilità di soffermarsi e fare un’auto analisi così da poter osservare i propri comportamenti e schemi mentali e rilasciare ciò che non è più necessario. In questo modo Pupak può equilibrare una mente a cui piace pianificare.

Inoltre, Pupak mi spiega che per lei la meditazione è strettamente connessa con l’idea di servire prendendosi cura del suo stesso passato, di se stessa, della sua casa, della sua comunità e del mondo. Ascoltandola ho percepito l’immagine di una persona che coscientemente si allinea con l’idea di amore e gradualmente la irradia prima in se stessa, poi tutto intorno: nell’ambiente in cui vive, nella sua comunità e nel resto del mondo per finire.

Un’altra pratica che Pupak mi racconta di usare durante le sue meditazione è l’Ho’ponopono[1] per chiedere perdono sia a persone ma anche all’acqua o alla terra o a qualsiasi altro tipo di energia. La vita per Pupak non è un percorso lineare ed essere consapevoli fa spesso emergere pena e cordoglio e riuscire a chiedere perdono è molto importante.

Pupak ha cambiato profondamente la sua vita tramite un processo che essa paragona al morire. Prima che ciò avvenisse lei dice di essersi sentita bloccata in un matrimonio che non la stava servendo. Sapeva dentro di se che esistevano altre possibilità ma non erano realizzabili in ‘quella vita’. Così ha dovuto rilasciare, fare spazio e rinascere. Per farmi capire meglio come ha vissuto questa transizione Pupak la paragona alla nascita di un bambino: un processo bellissimo ma nello stesso tempo doloroso durante il quale è la consapevolezza di ciò che sta per arrivare che rende possibile sostenere qualsiasi pena.

Un altro tema su cui Pupak ha lavorato approfonditamente è la capacità di ricevere i doni che la vita le offre come la casa in cui sta vivendo e Chrystal, lo spazio dedicato alla creatività dove Pupak lavora sui suoi progetti e tieni i suo laboratori.

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Dopo aver rilasciato la sua vecchia identità, la sua visione del mondo e la gran parte dei suoi averi materiali, Pupak ha iniziato a chiedere come poter servire il nostro Pianeta.

Grazie alle sue parole riesco a intravedere un nuovo stile di vita e soprattutto ampliare la capacità di sognare della mia mente. Pupak, infatti, ha iniziato a tessere un’esistenza basata sul dono.

Dopo aver realizzato il potere di sognare, Pupak ha capito che doveva anche aprirsi alla possibilità di ricevere ciò che stava chiedendo e imparare ad essere generosa con se stessa. La sua testimonianza mi offre la possibilità di riflettere sul fatto che ricevere può essere molto più difficile che dare ed essere generosi con gli altri: mi considero all’altezza di ricevere ciò che chiedo alla vita?

Nella realtà di Pupak i soldi continuano a essere necessari, ma in misura ridotta. Pupak continua, quindi, ad avere un lavoro che le permette di avere un guadagno ma allo stesso tempo sta sperimentando un diverso modo di soddisfare i propri bisogni muovendosi lentamente verso quella che chiama ‘un’esistenza del dono’.

Per esempio, Pupak non ha più bisogno di comprare i propri vestiti perché riesce a soddisfare la maggior parte dei suoi bisogni tramite la Boutique: un luogo di baratto permanente nella Comunità di Findhorn. Spesso, inoltre, si trova a scambiare le proprie capacità per altri servizio come, per esempio, un massaggio in cambio di lezioni di canto. In questo modo Pupak sente di vivere in un’abbondanza che non aveva nel passato. La sua speranza è che questo tipo di economia, l’economia del dono, possa un giorno fluire nel mondo.

Consapevole della condizione privilegiata della sua vita, a confronto di cosi tante altre persone, ha sviluppato il desiderio di condividere questa abbondanza con il resto del mondo, in particolare di essere agente di cambiamento per la sua terra natale, Fertile Crescent e la Hyrcanian Forest nel Nord dell’Iran, dove c’è molta sofferenza. In questo modo è nato il progetto Tree for Hope [2].

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Cercare il giusto equilibrio tra amore, potere e saggezza.

Il suo nuovo modo di vivere ha, inoltre, portato Pupak ad imparare ad accettare il suo stesso potere. Pupak spiega che nella sua esperienza l’amore da solo non è abbastanza per servire ma si deve anche avere saggezza e potere.

Quello che Pupak vorrebbe condividere con le persone che stanno leggendo la sua intervista è un incoraggiamento a spendere del tempo in silenzio e credere nel proprio più profondo proposito di vita. Lei crede che i molti cambiamenti che caratterizzano questo periodo storico, come il riscaldamento globale o l’estinzione di molte specie animali, possano essere un modo di capire che l’umanità deve ripensare il proprio modo di vivere.

Questa può essere un’occasione di rilasciare il vecchio ‘Se disconnesso’ e non allineato, per concentrarsi invece sul ‘Se connesso’ con la verità del proprio cuore. Questo Pupak vorrebbeè un  incoraggiamentore quante più persone a investire del tempo per stare ciascuno con se stesso, in ascolto, così da espandere il proprio Sé.

Per Pupak gli essere umani sono ‘co-creatori[3]’. In questa prospettiva è possibile divenire qualsiasi cosa si voglia: basta essere consapevoli, esprimere il proprio desiderio e poi compiere i passi per arrivare dove si vuole. Pupak dice che quando mette in atto questo meccanismo e inizia a muoversi tramite piccole azioni, sente l’Universo che le viene incontro, sente che sta camminando verso il mondo e la vita che vuole avere.

Pupak crede talmente nelle capacità di determinare le proprie esperienze che raccomanda persino di fare attenzione a ciò che si chiede perché si avvererà: ascoltare veramente se stessi ed essere pronti a ricevere, così da poter poi essere in grado di restituire. ‘A quel punto vivremmo la nostra vita come un dono’.

Con amore,

Dott.ssa Carolina Nuti

Cosa pensi di questa intervista? Ti piacerebbe iniziare a vivere come se la tua vita fosse un magnifico dono? Io posso aiutarti: prenota una chiaccherata sul mio calendario.

 

To know more about Pupak Project Tree for Hope: //www.treesforhope.net/

 

[1] L’Ho’ponopono è un’antica pratica Hawaiana di perdono e riconciliazione che recitasi basa su 4 affermazioni: ‘mi dispiace, perdonami, grazie, ti amo’.

[2] Questo progetto è incentrato sull’idea di creare comunità attraverso la riforestazione dell’area geografica tra la Palestina e Afghanistan. Per saperne di più: //www.treesforhope.net/

[3] Ciò significa che gli esseri umani hanno la capacità, e quindi responsabilità, di creare la propria realtà.

Carolina Nuti